Come aiutare un figlio a scegliere consapevolmente quando e come consumare alcol?
I ragazzi sempre più frequentemente bevono per superare difficoltà relazionali e assumere un ruolo all'interno del gruppo. In questi casi a voi genitori spetta un ruolo chiave: date il buon esempio, i modelli familiari hanno un’enorme importanza nell'indurre abitudini corrette, create un ambiente in cui la presenza dell’alcol è visibile, ma discreta e sempre moderata.
Parlate ai vostri figli fin da quando sono bambini dei danni e dei rischi legati all'alcol. Esordire con questo tipo di discorsi in età adolescenziale, quando tutto è soggetto a critica può ottenere l’effetto opposto e vostro figlio potrebbe rileggere le informazioni apprese solo come una vostra “esagerazione”.
I giovani per natura sono poco inclini al conformismo. E’ bene sfruttare questa naturale predisposizione per osservare e “smontare” insieme a loro la pubblicità sugli alcolici trasmesse dai media. Questo rappresenta anche un ottima occasione per incrementare la loro capacità critica di fronte ai messaggi pubblicitari spesso ingannevoli e fuorvianti.
Distinguete tra il consumo e l'abuso. E’ bene chiarire che il nostro stato psicofisico peggiora sotto l’effetto dell’alcol e una semplice serata con gli amici può diventare un pericolo se dopo aver bevuto prendo il motorino per tornare a casa.
Coinvolgete i vostri ragazzi nell'organizzazione di una festa, questo evento può essere l’occasione per dimostrare che ci si può divertire anche con le sole bevande analcoliche.
Spiegate che il nostro organismo richiede quantità sempre maggiori di alcol per provare le stesse esperienze di piacere, se l’obiettivo del bere è sentirsi più disinvolti e loquaci, questo nel tempo richiederà quantità sempre maggiori e si corre il rischio di diventare dipendenti dall'alcol.
Insegnate ai ragazzi a leggere le etichette, discutete e analizzate con loro le bottiglie e le lattine, questo vi farà sentire “alleati” con vostro figlio e rappresenta un’occasione per evidenziare particolari importanti, come ad esempio la gradazione alcolica.
La scuola può essere una grande alleata per spiegare l’azione neurotossica dell’alcol. Piccoli workshop ideati e condotti dai ragazzi stessi e rivolti ai coetanei possono essere molto efficaci in quanto diventa un esempio di educazione tra pari.
L’alcol è la sostanza ad azione psicoattiva più accessibile, economica e a più larga diffusione all'interno della nostra società. Una indagine del 2014 dell’ISTAT ha verificato che il 63% dei giovani dagli 11 anni in su consumano alcol. Traducendo in numeri, è possibile affermare che circa 14 milioni di giovanissimi consumano giornalmente bevande alcoliche.
Perché è esplosa l’emergenza alcol negli adolescenti? Cosa è cambiato rispetto alle generazioni precedenti?
In primo luogo possiamo dire che il consumo di alcol è considerato un comportamento normale e non più trasgressivo. Oggi bere è diventato un fenomeno di moda, ricercato, immagine di socialità e successo.
Un altro aspetto è che si beve smodatamente: non c'è più il gusto per il singolo bicchiere, ma la ricerca dello "sballo".
Ed infine, l'alcol è ormai la sostanza di ingresso nel mondo delle droghe, spesso i ragazzi si lasciano andare ad un mix di sostanze psicoattive: alcol, cannabis, ecstasy... e questo avviene più facilmente nei luoghi di aggregazione.
Perché i giovanissimi non devono bere alcol?
Per un adulto accompagnare il pasto con un bicchiere di vino o una birra quando si chiacchiera con gli amici è una piacevole abitudine. Per gli adolescenti è completamente diverso: l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda l'astensione totale da alcol fino ai 16 anni poiché può provocare danni seri al fegato e al cervello.
Dal punto di vista dell’apparato gastroenterico i ragazzi prima dei 16 anni non sono forniti del corredo enzimatico predisposto alla scomposizione e metabolizzazione dell’etanolo contenuto nelle sostanze alcoliche, provocando in tal modo gravi effetti anche sul Sistema Nervoso Centrale (memoria, inibizione, attenzione, astrazione…). Inoltre, l’alcol assunto in occasioni sociali espone i giovani a comportamenti a rischio come la guida pericolosa e comportamenti sessuali violenti e non protetti. Per questa ragione la Legge Italiana vieta la somministrazione di alcolici ai minori di anni 16.
L’adolescenza è una fase della vita caratterizzata da una straordinaria vitalità, una intensa attività esplorativa e da un notevole potenziale di formazione, ma è anche un momento di grande vulnerabilità. I ragazzi possono intraprendere attività rischiose come l’uso di alcol e droghe, guida spericolata, promiscuità sessuale, micro-criminalità e la dipendenza dalle sostanze, fra cui la prima è la nicotina delle sigarette.
Il centro europeo per il monitoraggio della dipendenza dalle droghe (ESPAD) sostiene che l'Italia è il primo paese in Europa per fumatori adolescenti: il 37% degli under 17 fumano sigarette. Nessun adolescente intraprende un’esperienza per farsi del male, la maggior parte dei comportamenti a rischio costituisce un modo con cui il ragazzo cerca di definire la propria identità, dandosi una auto-definizione. Ribellarsi e assumersi rischi vuol dire separarsi in modo netto dal mondo dei genitori e degli adulti in generale. Genitori ed educatori devono aiutare gli adolescenti a trovare “modi sani” per esporsi al rischio senza mettere a repentaglio la propria salute ed evitare rischi ancora più dannosi, ad esempio attività sportive, musicali, artistiche, viaggi, nuove amicizie, attività di volontariato.
Quali strategie possono adottare i genitori contro l’uso di tabacco?
Studi recenti dimostrano che la strategia più efficace per convincere un adolescente ad evitare di fumare il tabacco non è la “strategia del terrore”. Sgridarli o minacciarli può avere l’effetto contrario, cercare di spaventarli fornendo loro informazioni o immagini sugli effetti nocivi per la salute non fa che alimentare la loro convinzione di invincibilità. Anche la repressione è inutile, dire: “fermati!” non serve a fermare un adolescente! La cosa più probabile è che nostro figlio inizi a fumare di nascosto e cominci a pensare che vogliamo negargli la libertà alla quale ha diritto, ossia la capacità di scegliere (Siegel, 2014).
Gli studi dimostrano che funziona la “strategia dell’agire positivo” ossia perseguire un valore positivo ed evitare di bloccare un impulso reprimendolo. Gli adulti dovrebbero concentrarsi su un elemento positivo da coltivare, per esempio informarli del fatto che le multinazionali del tabacco hanno imposto un’aggressiva propaganda di marketing indirizzata principalmente ai soggetti in età evolutiva per invogliarli a fumare e per esempio dire: “non lasciare che qualcuno ti faccia il lavaggio del cervello!” (Siegel, 2014).
I genitori devono prestare attenzione anche ai propri comportamenti a rischio. I ragazzi osservano ed imitano i comportamenti degli adulti significativi, che costituiscono la prima fonte di apprendimento. Non si può essere fumatori, oppure bere alcol prima di mettersi alla guida e poi sensibilizzare un figlio sui pericoli degli stessi. La consapevolezza del rischio che un genitore manifesta nella sua quotidianità è la cornice in cui un figlio inserirà la sua idea di ciò che è rischioso per la sua vita.
Tutti i ragazzi ritengono molto importante il modo in cui i loro genitori considerano i rischi. I genitori devono aiutare i loro figli a valutare i rischi che corrono e ad anticiparne le conseguenze, e infine, trovare un modo perché la voglia di “adrenalina, libertà e autonomia” di un figlio possa esprimersi senza mettere a repentaglio la propria salute. Sport, musica e associazionismo rappresentano contenitori naturali in cui i figli possono esprimere ed espandere, in contesti relativamente sicuri, la propria voglia di avventura.