In occasione del Mese del Benessere Psicologico, come vi ho anticipato, parteciperò attivamente anche io con consulenze gratuite e un seminario dedicato al tema dell’autostima, che si terrà sabato 11 ottobre 2014, dalle ore 10:30 – 12:30 nella Sala Multimediale della Chiesa S. Maria delle Grazie, Via della Bufalotta, 674 Roma.
Se ne sente parlare spesso e spesso mi viene chiesto che cosa sia l’autostima e se sia possibile potenziarla per stare meglio con se stessi e con gli altri. La risposta è articolata ed ecco l’idea di organizzare un seminario che rappresenti un’opportunità per approfondire il discorso a 360° e rispondere a queste e altre curiosità.
Se volete saperne di più, potete cliccare qui per andare alla pagina ufficiale e prenotarvi al seminario.
Mi farebbe piacere se partecipaste numerosi!
"Mi sento in colpa…" non è solo un modo di dire piuttosto ricorrente, il senso di colpa è un sentimento, un mix di elementi emotivi e cognitivi, che deriva dalla convinzione, a volte ingiustificata, di poter danneggiare qualcuno o qualcosa.
Il senso di colpa è una “risorsa relazionale”, è correlato all’altruismo e all’empatia e ci spinge ad osservare le conseguenze delle nostre azioni, ci permette quindi di prendere coscienza dell'altro, ci costringe ad una messa in discussione e ad un'assunzione di responsabilità sociale.
Il senso di colpa diventa negativo quando si trasforma in comportamenti autodistruttivi e autolimitanti. Può accadere che la colpa non sia necessariamente associata ad una esperienza di vita pratica, ma nasca da un senso di inadeguatezza non compreso, da un senso di inferiorità, può quindi scaturire da scenari inconsci, trasformandosi in un'angoscia legata alla convinzione di essere incapaci di essere apprezzati o di poter danneggiare gli altri.
Nella maggior parte dei casi il senso di colpa nasce da un “devo”: “non devo far soffrire gli altri”, “devo essere sempre disponibile”. Ci sentiamo in colpa ogni volta che i nostri pensieri o il nostro comportamento non sono all’altezza dei nostri ideali.
Il senso di colpa detto “residuo” è la reazione emotiva scatenata dai ricordi dell'infanzia. Si riallaccia a frasi del tipo: “devi vergognarti per ciò che hai fatto”. Da bambini assorbiamo non solo alcuni degli ideali dei nostri genitori, ad esempio “devi sempre sforzarti nella vita”, ma assorbiamo anche i loro atteggiamenti correttivi: castigo; rabbia o frustrazione; senso di vergogna; rigetto per l’errore commesso. Da adulti tendiamo a ripetere i loro metodi interiorizzando un nostro genitore “correttivo o punitivo”. Il senso di colpa deriva quindi da norme, divieti ed ordini interiorizzati in maniera rigida e porta a reprimere i propri bisogni ed il proprio progetto di vita.
Esiste anche un senso di colpa “autoimposto” che porta la persona a rimanere immobilizzato dal dolore e dalla vergogna che si autoinfligge come punizione per aver commesso azioni che violano un sistema di valori che egli stesso si è dato. È il senso di colpa di chi per esempio ha imparato che “non deve essere troppo indulgente con se stesso”.
Spesso si “sceglie” più o meno consapevolmente, il senso di colpa come compromesso di resistenza al cambiamento e di adattamento alle aspettative altrui:
Dopo aver illustrato cosa è il senso di colpa e da dove ha origine, viene spontaneo chiedersi come contrastare questo sentimento tanto complesso e tanto vincolante. Questa forse è tra le domande più stimolanti sul tema, per questo ho deciso di dedicargli un articolo a parte che pubblicherò prossimamente.
Nel precedente articolo “Mi sento in colpa…” …” abbiamo definito il senso di colpa come un sentimento che deriva dalla convinzione di poter danneggiare qualcosa o qualcuno. Il senso di colpa è una “risorsa relazionale” che ci orienta nelle relazione sociali, tuttavia può diventare negativo se si traduce in comportamenti autodistruttivi. L’origine di questo complesso sentimento deriva dalle norme culturali trasmesse nei primi anni di vita dalla famiglia d’origine e dalla società.
Ma come alleviare il senso di colpa? Per rispondere a questa domanda utilizzerò alcuni concetti base dell’Analisi Transazionale, teoria psicologica sulla quale si basa il mio modo di concepire la personalità.
Ogni personalità può essere rappresentata da diversi “Stati dell’Io” che si esprimono in funzione delle circostanze:
Alla luce di questa teoria, possiamo rintracciare il senso di colpa nello Stato dell’Io Genitore. Per una personalità sana ed equilibrata abbiamo bisogno di tutti gli Stati dell’Io, se ad esempio, il nostro Bambino interiore è represso da uno Stato dell’Io Genitore molto severo, l’Adulto interiore avrà difficoltà di adattamento nella vita affettiva o anche in quella professionale, a prescindere dalle sue capacità cognitive ed organizzative.
1° passaggio: allearsi con il “Genitore Affettivo”
Utilizziamo il nostro Genitore Affettivo quando siamo davvero in grado di prenderci cura dei nostri bisogni (alimentazione, sonno, svago). Se questa parte è deficitaria, ogni volta che ci sentiamo in colpa per un errore o una mancanza, tenderemo a colpevolizzarci e a sminuirci, anziché prenderci cura di noi stessi nei momenti di difficoltà.
Strategie pratiche: sosteniamo il nostro sistema di valori, regole ed aspettative
Quali sono i valori in cui credo profondamente? Proviamo a tenere saldi dentro di noi questi valori e lasciamo andare quelli indotti dalla società o dalla famiglia in cui “crediamo ma non crediamo davvero”.
2° passaggio: mettere a tacere il “Genitore Normativo”
Il Genitore Normativo ha il compito di proteggere e sviluppare il valore della persona. Se tale funzione è squilibrata, nel momento in cui ci sentiamo in colpa, inizia un’attività assillante che sottolinea ogni errore e sorveglia il nostro dialogo interiore. Attiviamo dunque una parte di noi giudicante e severa che produce un calo della nostra autostima ed un forte senso di colpevolizzazione.
Strategie pratiche: prestiamo attenzione al nostro “senso di onnipotenza”
Il senso di colpa nasce anche da una sopravvalutazione delle nostre capacità o dalla sensazione onnipotente di essere la causa unica dei sentimenti e delle scelte degli altri. Ad esempio pensando “ho fatto piangere mia madre, è tutta colpa mia”, rischiamo di minimizzare l’impatto di altri eventi che possono avere scatenato quel sentimento e rischiamo di svalutare le risorse della persona in questione.
3° passaggio: affidarsi all'“Adulto”
L'Io Adulto ama imparare, capire, elaborare informazioni. È particolarmente prezioso perché è in contatto diretto con la realtà, i bisogni del nostro Bambino e le regole del Genitore interno, rappresenta quindi l’espressione dell’interezza di una persona.
Strategie pratiche: impariamo a valutare in anticipo le conseguenze delle nostre azioni e ricordiamoci che non è possibile cambiare il passato
Il senso di colpa vissuto come auto-denigrazione porta solo alla dissipazione interiore, non cambierà ciò che è avvenuto e non ci aiuterà a renderci migliori. Possiamo pensare al senso di colpa come ad una “scottatura per aver preso troppo sole”: una volta scottati bisogna aver pazienza, ripeterci quanto siamo stati incauti non ci aiuterà a far guarire le nostre bruciature, se vogliamo evitare di bruciarci in futuro, dobbiamo cominciare a pensare a diverse modalità per esporci al sole la prossima volta. Usiamo dunque i nostri errori per pensare a nuove forme di comportamento.
Strategie pratiche: differenziamo tra la “colpa soggettiva” e la “colpa oggettiva”
Valutiamo la differenza tra nostra percezione e la realtà dei fatti. Proviamo a pensare che sia stato un nostro amico a compiere l’azione che ci fa stare così male. Se il senso di colpa è immotivato, probabilmente troveremo molte giustificazioni per il suo operato. Ragionando sui comportamenti altrui, le emozioni non interferiscono con i nostri processi cognitivi e possiamo avere un punto di vista più lucido.
4° passaggio: mettere al sicuro il nostro “Bambino”
Ogni persona porta dentro di sé due bisogni molto importanti ma in contrapposizione tra loro, ossia affermarsi e ricevere approvazione. Crescere e maturare significa dare priorità al bisogno di affermarsi, aprendosi al relativo rischio di non piacere, di non essere accettati.
Strategie pratiche: impariamo ad accettare ciò che di noi ci piace e a tollerare la disapprovazione degli altri
Le nostre azioni possono stimolare delusione negli altri e il senso di colpa spesso nasce dal timore di essere disapprovati. Dimostriamo a noi stessi che possiamo tollerare le reazioni altrui, proviamo a fondare la nostra approvazione su noi stessi. Riconosciamo le azioni commesse e accettiamo le emozioni provate, esse sono importanti, autentiche e possiamo renderle preziose usandole come guida per il futuro.
Strategie pratiche: iniziamo un percorso di psicoterapia
Per affrontare i sensi di colpa è importante individuarne la fonte, liberarsi di fardelli pesanti che spesso non riguardano più quello che siamo o che facciamo oggi, ma solo quello che siamo stati o che abbiamo vissuto. La psicoterapia, inoltre, ci può aiutare a capire cosa stiamo evitando rimanendo focalizzati sul senso di colpa. Ad esempio ci può capitare di sentirci in colpa per un’azione (“Ho una relazione extra-coniugale”; “Mangio continuamente”) ma di continuare a ripeterla nonostante la sofferenza. Il senso di colpa può distrarci dal porci delle domande più dolorose (“Cosa voglio dalla mia relazione?”; “A cosa mi serve mangiare di continuo?”). Lavorare su se stessi è una sorta di ritorno all'autenticità, uno sforzo ad essere connessi con i nostri reali bisogni nel qui ed ora.
Lo scorso sabato, come sapete, ho tenuto un seminario dedicato al tema dell’Autostima nell’ambito del Mese del Benessere psicologico. E’ stata un’interessante mattinata ricca di spunti di riflessione e di confronto nati anche dalle domande dei partecipanti. Ecco un piccolo riassunto dei temi approfonditi durante il seminario.
Abbiamo risposto a quattro domande fondamentali.
Innanzitutto una definizione di “autostima”: è l’atteggiamento che ciascuno ha nei confronti di se stesso a livello cognitivo (Cosa penso di me?), a livello emotivo (Cosa provo per me?) e a livello comportamentale (Cosa faccio per me?). I problemi di autostima nascono dalla discrepanza tra il Sé ideale (Come vorrei essere?) e il Sé percepito (Come mi vedo?). Insieme abbiamo tracciato il profilo di una persona con bassa autostima ed una persona con alta autostima anche a partire dalle esperienze di tutti.
Per rispondere alla seconda domanda ho illustrato i temi delle valutazioni interne (Cosa dico a me stesso?) e delle valutazioni esterne (Cosa dicono gli altri di me? Che impatto ha su di me?). In particolare ho approfondito e spiegato come le nostre opinioni, i nostri comportamenti e le nostre aspettative, influenzano la nostra autostima creando un ciclo di rinforzo o di indebolimento.
Attenzione alla critica interna! La critica è la voce interiore che ci attacca e ci giudica e le persone con bassa autostima hanno una voce critica molto forte. Durante il seminario abbiamo visto come riconoscere la propria critica e come identificarne i messaggi nascosti.
Attenzione alle distorsioni cognitive! Come leggiamo la realtà? Le distorsioni sono “abitudini” di pensiero con le quali interpretiamo la realtà. Questo argomento ha suscitato particolare interesse, in quanto ognuno dei partecipanti si è riconosciuto in qualcuna delle distorsioni cognitive presentate.
Attenzione ai "devo"! I “devo” stabiliscono le regole su come vivere e sono la base da cui attingiamo i nostri pensieri critici o distorti. Insieme ai partecipanti abbiamo elencato alcuni tra i “devo” più comuni e abbiamo identificato alcune domande che ci possono aiutare ad individuare i nostri “devo”, passo fondamentale per cercare di ridimensionare il senso di obbligo e il senso di colpa.
In conclusione, alcuni tra i concetti fondamentali che supportano l’autostima: la comprensione e la benevolenza che nutriamo per noi stessi, sono l’essenza dell’autostima. Quando ci rivolgiamo a noi con questi sentimenti, tendiamo ad accettare i nostri errori, scegliamo obiettivi raggiungibili, nutriamo aspettative ragionevoli per noi stessi, siamo in grado di essere empatici con noi e gli altri, possiamo diventare assertivi nell’esprimere i nostri bisogni e i nostri desideri.
Ma come riuscire a comprendersi? Come possiamo affermare il nostro valore? Come gestire i propri errori? Che vuol dire essere assertivi? Gli spunti da cui partire per rispondere a queste domande sono molti e meriterebbero di essere approfonditi singolarmente, magari in un altro seminario.
Il dibattito finale mi ha confermato la grande attenzione che viene posta all’autostima in riferimento ai ragazzi, ai figli, sempre più a rischio di scarsa autostima come dimostrano recenti statistiche; attenzione anche al tema dell’assertività sui luoghi di lavoro e al come affrontare, con se stessi, i sensi di colpa.
Ringrazio quanti hanno preso parte alla mattinata e hanno contribuito attivamente alla riuscita dell’incontro. Spunti e domande mi saranno utili per i prossimi seminari. E ringrazio anche il Mese del benessere psicologico che non finisce qui: l’iniziativa SIPAP continua e tutti gli psicologi coinvolti, me inclusa, sono a disposizione per consulenze gratuite.
L’autostima ha un forte impatto sul nostro benessere, influenza il senso di autoefficacia, il tono dell’umore, le relazioni affettive, in generale, influenza le nostre scelte e quindi il successo che raggiungiamo nella vita.
L’autostima viene determinata da informazioni oggettive e soggettive, riferite a tre tipi di sé:
I problemi legati all’autostima nascono dalla discrepanza tra sé ideale e sé percepito.
Le persone con alta autostima appaiono sicure, non hanno paura di sbagliare, sono capaci di stabilire buone relazioni con gli altri, hanno la capacità di percepirsi e rapportarsi a sé in modo realistico e positivo, sanno valorizzare le proprie abilità e tengono sotto controllo i propri difetti e le parti del carattere meno amate.
Le persone con bassa autostima spesso hanno difficoltà relazionali, dipendono dal giudizio altrui e hanno un bisogno costante di essere stimati dagli altri, soffrono di ansia, si sentono insicuri. Soprattutto non si sentono di realizzare i propri obiettivi e aspirazioni.
Fortunatamente l’autostima è una caratteristica dinamica e può essere modificata e rafforzata, evolve nel tempo, non si nasce con una alta autostima, ma questa va curata, coltivata e alimentata.
Durante il seminario verranno presentate le caratteristiche principali dell’autostima e le strategie finalizzate a potenziarla, inoltre, avremo modo di fare esercizi pratici ed esempi concreti per capire come la nostra autostima influisce sulla nostra vita.
Le persone che vogliono saperne di più e che sono interessate ad iniziare un percorso di conoscenza su questo tema, possono prenotarsi cliccando qui.