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Lo strumento fondamentale per ogni tipo di relazione è la comunicazione. Ma come comunichiamo ai nostri cari? Come mai a volte ci arrabbiamo o siamo a disagio parlando di cose futili?

Vediamo un esempio

Il marito con voce dura e le sopracciglia inarcate: “Dove sta la mia camicia?”
La moglie con voce lamentosa, stringe le spalle, alza le sopracciglia e dice: “L’ho messa nel tuo cassetto!
Nelle transazioni possiamo individuare sempre due livelli di comunicazione: uno sociale (ciò che le persone dicono) ed uno psicologico (ciò che le parole sottendono, i “messaggi nascosti”).

In questo esempio il livello psicologico potrebbe essere espresso in questo modo:
Marito: “Tieni sempre le mie cose in disordine?
Moglie: “Tu mi critichi sempre ingiustamente!
Quasi sempre la nostra reazione emotiva e comportamentale risponde al livello psicologico della transazione. Lo psicologo canadeseEric Berne (1971) afferma che ciò che avviene in seguito ad uno scambio tra due persone è sempre determinato dai “messaggi nascosti” nella comunicazione.

Ma come possiamo capire questi messaggi nascosti?

Berne parlava di un piccolo omino che venuto da Marte scende sulla terra ad osservare le cose terrene. Questo omino non ha alcun preconcetto su cosa intendono significare le nostre comunicazioni ed osserva semplicemente come comunichiamo, poi nota i comportamenti che ne seguono.

Se ci capita di sentirci a disagio o arrabbiati o delusi mentre parliamo con una persona, possiamo provare ad essere questo piccolo marziano, in modo da capire cosa la persona ci sta comunicando e cosa noi stiamo comunicando all’altro.
Per “pensare marziano” è fondamentale osservare i segnali non verbali che ritroviamo nel tono di voce, nei gesti, nell’atteggiamento corporeo, nella respirazione, ecc.
I bambini piccoli leggono intuitivamente questi segnali, tuttavia, crescendo veniamo educati a cancellare questa nostra intuizione (“Non è educato
 guardare fisso la gente mentre parla”). In un certo senso dovremmo ri-esercitarci a notare questi segnali che a volte sono addirittura contrari ai nostri messaggi verbali.

Al fine di mantenere una comunicazione fluida è importante mantenere le transazioni parallele. Ma che sono le transazioni parallele?
Peter con voce pacata e gentile chiede: “Ti andrebbe di passare a prendermi alle 20?”Andy con volto sereno risponde: “Va bene, a piùtardi”
Nelle transazioni parallele i protagonisti rispondono al livello sociale della transazione e i segnali corporei confermano i messaggi verbali della comunicazione.

Invece nelle transazioni complementari le persone rivestono due ruoli, complementari appunto, tipo “genitore-bambino”, “persecutore-vittima”.
Ad esempio il Capo rimprovera e critica Mary, la quale si scusa mortificata. Questo tipo di transazioni sono prevedibili e possono continuare senza fine.
Capo: “Questa lettera la dovevi scrivere su un foglio di carta più piccolo, ti avevo detto di farti un promemoria”
Mary con tono sottomesso: “Ho sbagliato, mi dispiace, in questi giorni ho avuto tanto da fare”

Infine nelle transazioni incrociate si assiste ad una interruzione della comunicazione ed una o entrambe le persone dovranno cambiare il proprio “stato” affinché la comunicazione possa proseguire.
Peter con voce pacata chiede: “Che ore sono?”
Andy si alza, aggrotta le ciglia e dice: “Sei sempre in ritardo!”
In questo tipo di transazione Peter pone una domanda da uno stato che potremmo definire “Adulto” ed Andy risponde da uno stato “Genitore Critico”. I due protagonisti, dunque, non condividono lo stesso “stato” ed è molto probabile che la comunicazione converga in argomenti diversi dallo stimolo di partenza.

Ma quindi esistono transazioni “buone” e “cattive”? In realtà no.

Utilizzare una transazione incrociata, ed esempio, potrebbe essere molto utile nel caso in cui il vicino di casa abbia deciso di raccontarci la sua vita sulla porta dell’ascensore, oppure se Mary decidesse di interrompere la catena comunicativa con il suo Capo, potrebbe incrociare la transazione dicendo:
Mary: “Mi dica per favore su che tipo di carta vuole queste lettere in futuro”.

Ed infine potrebbe essere piacevole utilizzare una transazione complementare con il proprio compagno:
John buttandosi sulla poltrona: “Sono proprio stanco! Me lo faresti un massaggio?”
June con tono carezzevole: “Certo, arrivo subito”.

Secondo Stephen Karpman (1971) possiamo sempre scegliere nuovi modi di comunicare così da interrompere il nostro modo abituale di reagire agli altri. Ogniqualvolta ci sentiamo bloccati mentre comunichiamo, possiamo provare a riflettere su quanto accaduto “come omini venuti da Marte” e scegliere di volta in volta che tipo di transazione utilizzare.

Pubblicato in Famiglia e Relazioni