Ognuno di noi ha scritto la storia della propria vita. Cominciamo a scriverla dalla nascita, quando abbiamo 4 anni abbiamo già deciso le parti essenziali e fino ai 12 anni diamo qualche ritocco e aggiungiamo gli ultimi dettagli. Infine durante la nostra adolescenza aggiorniamo il copione con personaggi più significativi e più vicini alla nostra realtà. Questa storia è il nostro copione di vita.
Cos’è il copione di vita?
Il copione è un piano di vita inconscio basato su decisioni prese ad un qualunque stadio dello sviluppo, che inibiscono la spontaneità e limitano la flessibilità nel risolvere problemi e nel relazionarsi agli altri (Erskine, 1980). Tali decisioni vengono solitamente prese quando la persona è sotto stress e la consapevolezza delle possibili scelte alternative è limitata. Le decisioni di copione emergono nella vita di tutti i giorni sotto forma di convinzioni vincolanti circa l’immagine di sé, degli altri e la qualità della vita.
Esempi di decisioni di copione:
- Devo fare ciò che vogliono gli altri per non rimanere da solo.
- A nessuno importa di me. Non dirò più niente e non mi fiderò degli altri.
- Me la sbrigherò da sola, mi impegnerò molto.
- Gli altri sono al primo posto e vanno compiaciuti.
- C’è qualcosa che non va in me. Farò in modo di non espormi così gli altri non mi rifiuteranno.
Il copione è anche un sano e necessario schema di orientamento alla realtà (English, 1988) e un processo di autodefinizione psicologica. Secondo Cornell (1988) il copione “è il processo continuativo di costruzione psicologica della realtà, autodefinente e a volte autolimitante”. La formazione del copione è il processo per cui cerchiamo di dare un senso al nostro ambiente sociale e famigliare e con cui diamo un significato alla nostra vita, ci aiuta inoltre a predire i problemi della nostra vita nella speranza di realizzare i nostri sogni e desideri.
Quali sono le caratteristiche del copione di vita?
Il copione è molto influenzato dai nostri genitori, fin dai primi giorni di vita i genitori ci inviano dei messaggi sulla base dei quali arriveremo a delle conclusioni su noi stessi, sugli altri e sul mondo. Questi messaggi di copione sono sia verbali che non verbali, sia consci che inconsci e costituiscono la struttura di riferimento in risposta alla quale vengono prese le principali decisioni di copione del bambino. (Nel prossimo articolo esaminerò i vari tipi di messaggi di copione e il modo in cui essi sono collegati alla decisione di copione).
Il copione è decisionale, non è determinato unicamente da “forze esterne” (genitori ed ambiente sociale) deriva anche dalle emozioni e dal modo personale che abbiamo di leggere e di rispondere alla realtà nel momento in cui prendiamo la nostra decisione.
Il copione è la migliore strategia che abbiamo trovato da bambini per sopravvivere al mondo. Le decisioni di copione sono quindi prese sulla base delle emozioni e dell’esame di realtà di un bambino che ragiona “dal particolare al generale”. Supponiamo ad esempio che la madre di Tommaso sia incostante nel rispondere alle sue esigenze, certe volte accorre quando lui piange, altre volte lo ignora. Tommaso non ne tra la conclusione di un adulto, ossia “della mamma non ci si può fidare quando è stanca”, ma può dedurre e decidere che “non ci si può fidare degli altri”, oppure “non ci si può fidare delle donne”. Inoltre se Tommaso si sente rifiutato dalla mamma, potrebbe attribuire la colpa a se stesso, decidendosi “c’è qualcosa che non va in me”. I bambini non sanno distinguere tra bisogni e fatti reali, sono piccoli, fisicamente vulnerabili in un mondo popolato da giganti. Da bambini ci troviamo in una posizione di inferiorità e percepiamo i genitori come dotati di un potere totale.
Il copione è fuori dalla nostra consapevolezza, è necessario lavorare in terapia per scoprire il proprio copione.
Come mettiamo in scena il nostro copione nella vita adulta?
Da adulti talvolta riproponiamo le strategie che decidemmo di attuare da bambini. In queste occasioni reagiamo alla realtà come se fosse il mondo che immaginammo nelle nostre prime decisioni, ad esempio “compiacere per essere accettati”, “non esprimersi per non essere sgridati”. Ma perché facciamo così? La ragione primaria è che speriamo ancora di risolvere il tema fondamentale rimasto irrisolto nella nostra infanzia: ottenere amore, attenzioni incondizionate… spesso questo è la fonte della maggior parte dei problemi delle persone.
Abbiamo più probabilità di entrare nel copione quando siamo sotto stress oppure quando la situazione attuale somiglia alla situazione di stress dell’infanzia. Nel linguaggio terapeutico dell’Analisi Transazionale si dice che la situazione attuale funziona come un “elastico” che ci riporta indietro nel tempo ed è come se “mettessimo una maschera su qualcuno”. Ad esempio durante una discussione con il mio capo, sovrappongo il volto di mio padre a quello del mio capo e mi sento smarrita e senza risorse come quando papà mi sgridava.
Come uscire dal copione?
Uscire dal copione significa sentirsi liberi di entrare in contatto con gli altri in modo significativo e saper trovare risposte alle situazioni che viviamo, senza idee o piani preconcetti che condizionano la nostra interpretazione della situazione e ne riducano quindi le nostre scelte comportamentali.
Esempio: Oggi Maria non mi rivolge la parola. Potrei interpretare questa situazione usando una convinzione di copione e pensare che Maria non mi considera perché non sono abbastanza importante per gli altri, oppure potrei usare le mie competenze da adulta e chiedere a Maria come sta oggi e darmi modo di verificare il suo stato d’animo.
Talvolta per riuscire in questo intento è necessario intraprendere un percorso terapeutico che ci aiuti a scoprire le nostre decisioni di copione e che ci aiuti a “tagliare gli elastici” che ci riportano al passato.
Il copione può essere modificato nella vita adulta?
Si, è possibile modificare il nostro copione prendendo nuove decisioni da una posizione adulta, ossia da una nuova prospettiva su di me, gli altri e il mondo che sia legata al qui ed ora. Delineare questo concetto è fondamentale, altrimenti il copione rischia di diventare un “destino fatale”, una profezia che si auto-conferma, invece l’uomo è anche un solutore di problemi, non è solo spinto da bisogni di dipendenza infantile (Allen, 1988).
Le influenze degli eventi della prima infanzia, come vengono compresi e fraintesi dal bambino che cresce, esercitano un potente impatto sia sullo sviluppo sano, sia sulla patologia specifica. Essi influenzano la formazione del carattere, degli atteggiamenti, dei sentimenti, delle relazioni, delle nostre concezioni sul futuro. Tuttavia, la capacita di resistenza dei bambini e dell’uomo in generale, non deve essere sottovalutata. Se cosi facessimo, vorrebbe dire che i bambini possono essere condizionati in modo diretto e prevedibile, invece molti individui superano con successo delle esperienze infantili difficili e perfino tragiche.
Nel prossimo articolo: Come si prende una decisione di copione?
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Sarebbe bello poter scrivere il copione della nostra vita… e la scoperta è che già lo facciamo!